Contrabbasso 4

Disse la balena seduta nell’angolo della stanza:”caro mio la leggerezza d’acciaio nella pressione costruisce la pastosità del suono, cavalcare il vibrato è una contorsione nel giogo dell’acquarello con sfumature che si fanno via via sbiadite ma stabili”. Rispondo:”sono nei ricordi di un tempo sofferente quando la tastiera d’ebano rientrava costantemente nei miei sogni, la ribalta di una scena sono la modalità dell’esserci nel tempo, una serie di gesti rappresentativi per figurare una esistentività.” Dice la balena:” La coscienza è gettata nella terra grezza senza riscontro alcuno, alzando un leggero velo friabile di polvere vischiosa e rarefatta. Dentro ad i suoni i germogli creativi riverberano nella digitazione virtuosa aprendo il sogno del palcoscenico illuminato.

Il mito del suono perfetto che rompe la materia tra sogno e realtà, la cospirazione si estende come una macchia d’olio tra le coscienze confondendo gli animi lasciati soli nel buio della notte. Il disegno umano è formato da bolle di potere, da sempre il predominio è la chiave della strutturazione delle cose. Gli enti sono tali e concreti perché sono voluti, la volontà è il sentimento che permea il predatore nel bene e nel male. Le circostanze della vita rendono l’esserci come casualità accettandone la schiavitù nel processo di vita e morte.

Contrabbasso 3

Così mi ricordo il mio rapporto con la musica e lo studio del contrabbasso, momenti di estasi con cadute agli inferi nella fatica di mantenere una esistenza nel contesto provinciale. Il suono apre una dimensione in cui le rigidità delle cose si fa incerta, quasi fumosa in modo che la costruzione di una idea diventa novità, la plasticità del mondo si rende malleabile e tutto diventa possibile. Il suono profondo pizzicato della corda è un lento dondolio danzante in un ipotetico locale noir d’altri tempi, con la cantante dalla voce roca che racconta i tuoi versi spingendoli con forza nelle falene emozionali degli stomaci astanti.

Quante notti trascorse in questo sogno, abbracciato allo strumento seguendo la maniaca ricerca della perfezione nella pressione delle dita senza sforzo da parte dei muscoli, tirare l’arco senza usare il braccio ma solo con la forza di gravità. La stanza studio con la porta sul cortile, è stato per anni pertugio aperto verso il modo di fuori, ogni rumore della natura, pioggia, vento, richiami degli animali hanno costruito e plasmato i suoni della poesia.

La diteggiatura scritta in matita compare come una mappa: uno, tre quattro fino alla svolta con il pollice al capotasto deformato dal callo. Il dialogo con il suono si fa stringente, sudato nella fatica di penetrazione del meglio della vibrazione, dialoghi d’amore evocati dal modo minore della sequenza della scala.

Contrabbasso 2

I pensieri modificano la loro struttura quando si suona, le parole diventano vibrazioni che corrono sulle corde, anticipando le conformazioni di senso nella scrittura pentagonale. Notti sul filo di una corda ripercorrendo mentalmente la diteggiatura trovando la giusta pressione per il suono perfetto, sogni colorati sulla tavolozza della creatività, con la ritrovata sofferenza al mattino nel riepilogo dell’alba con le cose dure della realtà.

Nell’aria leggermente scaldata dal primo sole echeggia il suono dei crisantemi di Puccini, un balletto di archi che tristemente si parlano, un dialogo a cuore aperto. La malattia come grasso che cola compare negli interstizi diffondendosi spegnendo i segni dell’allegria, il sipario calato sulla rappresentazione ancora in corso. Le passioni violente sono devastanti tornado creativi, vengono rigirando ogni significato costituito, lasciando dietro di se il vuoto la spossatezza, un lungo inverno da attraversare in solitudine.

Contrabbasso 1

L’amore sboccia in modo imperscrutabile verso uno strumento di dimensioni ciclopiche, accordato per quarte. Nel panorama adolescenziale il verso della crescita è talmente incerto da risultare paralizzante. Nel discorrere con gli amici la chiacchiera è la più alta aspirazione dell’esserci, con quel velamento del senso di colpa che il tempo sprecato si porta via.

Bottesini e la sua biografia mitica trasporta il mio sogno nelle doglie del romanticismo, abbracciando lo strumento sento il calore dell’ottocento mitizzato dal rumore delle carrozze e dai bastimenti a vapore. Scale lente, tirando tutto l’arco in modo che la vibrazione si espanda dal basso per risalire nella porosità delle ossa. Esercizi con il Billè Isaia unica compagnia nelle ore di solitudine e fatica con l’arpeggione in quarte.

Rientro

Le voci tra marciapiede e vetrine rimbalzano creando una lieta petite sinfonica che a mezz’aria ristagna nell’eco fino a disperdersi oltre il bordo dell’udito. Questa inaspettata compagnia per l’uomo è ciò che basta lungo il corso della giornata, rimuginando sulle singole sillabe fino a ricollocare la sintassi nell’orizzonte di senso della propria malattia. Il giocoliere di punti e virgola rincorrendo risonanze e dissonanze nel quadro degli enti senza nome, polverizzando con un colpo il senso stretto del vivere per qualcosa o qualcos’altro.

Anche per oggi la passeggiata sta arrivando all’atto della dimora ritrovata, un saluto ad i vicini senza entusiasmo per non attivare cerimoniosi convenevoli, uno sguardo di qua e di la nel respirare il sole verso la chiusura quando stranamente prende il colore della nostalgia, un attimo e si scompare nel celato”.

Il bavero alzato3

Sottomissione nell’ombra del giorno che viene richiamato dalla paura, assopito nel tempo il volto non era presente nell’oggi. La famiglia ha abdicato sembrando quasi cosa inutile, ma…non solo essa, ma anche le singolarità sembrano oltrepassate. Una fantasia lanciata nel rotolare delle cose per la polvere in discesa, terra straniera per sempre e per tutti, non serve più che tutti gli uomini pensino, ne bastano alcuni che lo facciano per tutti.

Per consumare non serve pensare, basta bruciare le giuste calorie per dar fuoco ad una vita. Nelle sere di luna piena sulla riva del torrente la vita si specchia per la festa, il quartiere si popola del vociare dei richiami d’amore con finalità d’amplesso e voluttà. Sempre meno evidente nei presente ma i ricordi delle feste passate appaino nelle emozioni e sotto la crosta degli edifici dove la storia resiste.

L’uomo con il bavero rialzato sputa nel fazzoletto ciò che gli resta da vivere continuando la passeggiata nel quartiere, sembra ieri che preso casa si è stabilito in quelle vie della città, stabilendo la dominanza dell’incedere intorno a cose e persone. La solitudine richiama a se fantasmi e visioni, personaggi che si parano nella scena all’improvviso per scuotere l’animo in un sussulto prima di ripiombare nell’apatia del biancore lucente delle cose senza forma.

Il vecchio

La favola del vecchio si interrompe sugli scalini della chiesa in cima al quartiere, tra ubriaconi stazionanti con cartoni di vino tra le mani sporche e incrostate dal fare niente per se. Echeggiano i suoni delle sirene essendo in corso una pandemia, ma per alcune categorie umane niente cambia, immuni ad ogni catastrofe i devianti permangono nella bolla di mezzo al mondo della vacuità.

Nella chiesa il cristo in croce figura nel palcoscenico della carità, inginocchiati o prostrati le genti si chiedono quali siano veramente le significanze del culto. La preghiera materia connettiva unificante tra corpi e spirito, o tra l’ignoranza ed il sentirsi sicuri nella tana della fede. La chiesa stessa edificio sicuro di riparo nei secoli per pellegrini e miscredenti.

Il bavero alzato 2

Invecchiare è conservare una memoria di quello che non c’è più ed osservare il ripetersi infinito dei cicli del pensiero, lo scarto è la moltitudine che cresce con ritmo estenuante come uno zunami contro se stessi. Un bambino nerochiaro con scarpe gialle riscuote attenzioni nel parco giocando con le castagne cadute al suolo. In dialogo con l’uomo sulla panchina verderame punto di ritrovo dei canidocili: “ ciao uomo bianco con bavero alzato, sento il tuo odore come quello della paura, o spaesamento nella nebbia dei ricordi”, risponde l’uomo:”si, forse il camminare ormai mi è faticoso ed il pensare pesante, mi siedo nella tua compagnia e già un senso di casa mi induce buonumore, sei un piccolo coraggioso nell’attraversamento del mondo per capovolgere il sopra dal sotto”. Bambino dice:”La mia terra è lontana, ma guardando tra le nubi posso vedere i colori del vento del sud che trasporta speranze e ricordi. Sento il richiamo della nonna che da oltre un campo chiama a raccolta il proprio seme, intorno ad una tavola il rito delle buone maniere della tradizione”. L’uomo parla:” Sono molte notti che il respiro si ferma per poco lasciando il corpo in balia del panico, rumorose inquietudini si affacciano nel tempo della crisi, una mano scorre sulla tavolozza della sera cancellando i segni dello stare nel mondo. Solo il viso dell’unico amore in un sorriso calmo permane nello sfondo, indicandomi il destino”. Il bambino nerochiaro incrociando una palla da calcio si dilegua nel tiro mancino verso il futuro del canestro fatto di spezie orientali.

Il bavero alzato 1

Si percepisce il sospiro di una epoca che tramonta per lasciare spazio ad un nuovo ente incoronato dalla tecnologia fiammante dell’ultima scoperta umana. Ci sono differenze nell’ascolto del tempo, l’uomo insaccando la testa nel colletto rialzato lascia essere il proprio destino, fluendo nel chiacchiericcio quotidiano, altri con baldanza resistono all’attrito esorcizzando la fine come appartenente all’altro. La negritudine o il multicolore si diffonde nella strada aprendo al dissenso, l’uomo dal bavero rialzato non sa quando è cominciata quella sensazione di spaesamento, ma sempre di più il senso di trovarsi a casa svanisce nella paura di trovarsi in terra straniera con una religione asfissiante, con la protesta alle porte per una nuova ondata rivoluzionaria verso lo spargimento di sangue.

Il bavero alzato

L’uomo con il bavero rialzato: “è solito passeggiare lungo un percorso preordinato senza scarti o sorprese, una leggera agitazione si propaga nello spirito quando un ostacolo si stanzia all’orizzonte. La casa del ritorno è un anonimo appartamento inserito in tanti altri nello sfondo della città, adombrata da perenne fuliggine sospesa nel vento silente che nessuno coglie nella sua presenza.

La città è il Lugo dove il movimento delle persone ha la forma della scacchiera nel gioco dello spostamento in tralice del cavallo. L’uomo con il bavero rialzato e la tristezza nell’animo sospinto nel camminare quotidiano, saluta nel quartiere i visi ricorrenti nei percorsi cittadini. C’è una aria di decadenza nelle facciate scrostate delle case, lungo gli angoli pisciati dai cani.