Svanite le certezze dentro i discorsi vuoti che hanno frastagliato negli ultimi anni la possibilità di crescita della nuova generazione. Ubriachi di se stessi i vecchi hanno lasciato l’illusione dell’ immutabile con il carico di noia che si porta dietro, distruggendo la creatività dei nuovi arrivati con un addomesticamento al servilismo. Ora che l’immutabile è mutato in u accelerazione improvvisa i visi si dipingono con lo stupore della mortalità e nel piano del divenire si attende la deflagrazione delle regole che hanno consegnato alla storia le consuetudini in recipienti essiccati. In questo marzo ancora senza acqua si ritorna a guardare la terra da dove tutti veniamo come possibilità di ritorno per un nuovo mondo nell’Africa immensa dove i sogni possono avere ancora una possibilità. Il punto di oggi è lasciare che lo sguardo sfiori i sentimenti che dileguano nel movimento dei corpi, lasciati nell’incertezza per un approdo sicuro a fine giornata. Le emozioni avvolgono il tempo increspando la superficie che contro luce si fa materia densa rallentando il procedere innanzi, i saluti sembrano richiami rallentati e gli sguardi si perdono nel vuoto come se fosse l’ultimo ammiccamento. È solo una sensazione ma il vento di guerra sparge la cenere oltre i confini e semina dolore ovunque riportando il peso della morte sulle spalle di ognuno di noi. La quotidianità risuona nelle battute di spirito che colorano la giornata imbronciata da nuvole scure, ancora il freddo si fa sentire come se questo lungo inverno non voglia mollare il giogo sulle emozioni umane. C’è per strada l’ora della passeggiata dei cani in cui si rincorrono i latrati nel gioco delle battute di cortesia oppure per alcuni la scortesia di non volersi mischiare nella consuetudine delle conoscenze.