Il bavero alzato3

Sottomissione nell’ombra del giorno che viene richiamato dalla paura, assopito nel tempo il volto non era presente nell’oggi. La famiglia ha abdicato sembrando quasi cosa inutile, ma…non solo essa, ma anche le singolarità sembrano oltrepassate. Una fantasia lanciata nel rotolare delle cose per la polvere in discesa, terra straniera per sempre e per tutti, non serve più che tutti gli uomini pensino, ne bastano alcuni che lo facciano per tutti.

Per consumare non serve pensare, basta bruciare le giuste calorie per dar fuoco ad una vita. Nelle sere di luna piena sulla riva del torrente la vita si specchia per la festa, il quartiere si popola del vociare dei richiami d’amore con finalità d’amplesso e voluttà. Sempre meno evidente nei presente ma i ricordi delle feste passate appaino nelle emozioni e sotto la crosta degli edifici dove la storia resiste.

L’uomo con il bavero rialzato sputa nel fazzoletto ciò che gli resta da vivere continuando la passeggiata nel quartiere, sembra ieri che preso casa si è stabilito in quelle vie della città, stabilendo la dominanza dell’incedere intorno a cose e persone. La solitudine richiama a se fantasmi e visioni, personaggi che si parano nella scena all’improvviso per scuotere l’animo in un sussulto prima di ripiombare nell’apatia del biancore lucente delle cose senza forma.

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