L’apparire

Un solo scopo nell’apparire dell’apparire mentre il silenzio permane totale nell’attimo in cui il disiscarnamento rende l’uomo fugace ricordo nelle cose tra le cose. Mi risveglio nel confine coatto del pensato mentre penso nell’ solipsismo di un cuore infranto in assenza d’amore. Raccontare senza la scansione temporale, dimensione quadridimensionale in cui tutto è già presente a se. Biografie lanciate all’uniscono nell’apparire completo del significato. Una storia si cristallizza nella diagonale che unisce punti spaziali in una ipotetica linea(paradigma del mondo). Sono solo, perso nel punto infinito, senza speranza di guardare l’oltre la cruna dell’orizzonte.

Parole

Le storie sono parole esplose nel vento quando si è distratti a dove mettere i piedi, luoghi di passaggio le dune cittadine dove si staziona per una pausa e poi via nel caos del niente. I saluti o riconoscimenti sono banditi, solo ghigno per passare oltre nell’essere vivi sulla morte altrui. È uno schema di consuetudini a briglia stretta a cui sottostiamo senza riserve. La difficoltà sta nel mettere una parola dinanzi all’altra, nella danza dell’assonanza e del senso nel primato a cosa appare per prima nel conoscere. Sono solito scrivere senza una riflessione attenta, in modalità sovra pensiero, per cogliere di sorpresa l’immagine prima che la parola la tratteggi.

Presenza mentale

Le descrizioni aprono la scena teatrale con spunti magici di colorata follia distesi nella culla del sonno le immagini scorrono con lentezza nel quasi senza tempo del divenire. Inspirando sorrido espirando calmo, praticando la presenza mentale. Giorno qualunque nella schiera finita dei passaggi tra l’alba e il tramonto scrutando nei volti i possibili sorrisi per sentirmi a casa nella terra desolata del nulla. Una prospettiva è la festa richiamata dal fondo dell’abisso, per emergere nella scena con i lustrini del ricordo, assaporando il dolce cibo per bambini.

Vie di fuga

Le vie di fuga sono sempre un po’ nascoste in angoli remoti per non essere usate, ma buona abitudine è usufruirne per aggirarsi in incognito nei dedali metropolitani. Assistere defilato agli eventi per sorvolare sulle diatribe che inchiodano il pensiero a mere dispute infinite. Localizzato il centro del malessere nella frizione continua dei pensieri altrui, la violenza del mondo nella volontà di trasformare ogni cosa. Consumare sembra il bisogno primario espresso in mille sfaccettature, producendo calore come una gigantesca fucina che alimenta se stessa. Giovani eroi che s’immolino per tenere salda questa visione d’universo espanso. “Un capriccio è la moda, pura volontà di essere tutti uguali nell’emiciclo espositivo, sguardi verso la novità che non è altro che il riciclo della memoria”.

Comprensione

Si lavora d’intuito con quello che la natura dispone o sembra disporre, perché molte cose sfuggono come bagliori di luce alla comprensione della vista. Mentre mediti i cani fiutano le vibrazioni sconosciute alla coscienza. Conoscere i lineamenti dei corpi per dedurne l’imperfetta consistenza nell’aria o vento spartiacque tra infinite visioni del tutto. Quotidiano allenamento per praticanti di presenza mentale nei gesti semplici per definire il contorno del divenire. Sentire il sistema nervoso autonomo in quale oscillazione si presenta, ultimo baluardo di difesa prima della dissociazione. La propria percezione senza occhi e orecchie lungo i cavi nervosi nell’addestramento alla consapevolezza. La pedagogia lungo gli assoni nei passaggi stretti delle sinapsi per ritornare presente con il respiro che entra e esce inesorabile fin che c’è vita.

Meditazione

Seduto a gambe incrociate, schiena dritta, occhi socchiusi poggiando lo sguardo innanzi sul pavimento. Respiro piano nel silenzio fino allo schiudersi di una fenditura nella trama del noto. Una vibrazione di incognito come un sussurro plana nella mia coscienza, rivelando la meccanica del divenire, come respirazione incessante di un gigante che divora calore e affanno per riuscire a rimanere immobile nell’apparire eterno. I vecchi sono lenti nel paesaggio invernale dentro al velluto caldo degli indumenti datati senza vezzo modaiolo. Chini sul passo aprono la via verso l’ignoto che da sempre appare come un guizzo nell’inquadratura laterale dello sguardo. Camini fumanti oltre il cielo adagiato sulla nebbia si stagliano uniformi come soldatini alla parata da inizio festa. Ora, nel mentre accade ciò che avviene di solito, dimesso è il mio indugiare nell’ombra di nuove perturbazioni nel respiro lento della meditazione.

Voci

Non c’è nulla che possa costituirsi come verità nella prassi pedagogica, i sistemi di rilevazione statistica non sono adatti al concetto di efficacia nel stabilire se è meglio o peggio il risultato dell’intervento nel confronto con l’altro. La metodologia protocollare è un aiuto per educatori che non sanno decifrare i segnali di risposta dell’altro, e soprattutto non dominano i segnali in uscita da se stessi. Il Natale e oltre, incombe nelle strade umide e nere dallo smog, un carosello colorato sopra il rudere abbandonato della terra, radice in cui radicare il sogno di rinascita. A passi lenti incrocio la gente dai contorni sfuocati, l’umanità è persa in un ingorgo di identità. Cerco le mie mani riflesse nelle vetrine come merce esposta, un suono lontano richiama verso una chiesa, canti intorno all’organo come da sempre i sentimenti vibrano nelle voci.

Occhi amati

Sulle coste si mostrano i trofei dentro gli anfratti dove depositati stanno immobili costruzioni millenarie, non è possibile stabilire un tempo dei manufatti perché nemmeno il tempo può essere stabilito, quindi la grande costruzione della storia è per gli umani una favola su cui addormentarsi davanti ad un cammino accesso nella sera stringendosi nell’appartenenza. Crescendo la testimonianza si arricchisce di particolari appesantendo la falcata attraverso il vento piegando la schiena ad un inchino, fino ad arrendersi ad un lento spegnimento sognando la luce dell’amore che permane nella forma degli unici occhi amati per tutta la vita.

Sorridere

La confusione è una condizione dell’anima mentre la morte attende defilata in un angolo, cerco di afferrare il senso del vivere sospeso nella condizione precaria tra essere e nulla. Ma cose di poco conto si frappongono come ruggine negli ingranaggi vanificando lo sforzo del conoscere. Un caro amico risponde alle chiamate trovandosi nel posto in cui te lo aspetti, evocando pensieri magici nel pomeriggio a finire. Ritornare ad ogni costo al sorriso impostando i muscoli facciali al sorridere, fino a che la mente sorride, e poi tutto il resto sorride ed alla fine il corpo si lascia andare ad una grassa risata riconciliandosi con i propri organi.

Respira

Ci sono cose che aspettano dimenticate nel tempo, rese invisibili da leggera sbadataggine da padroni indaffarati. Correndo nel sogno di un altro incespico nella palude oscura ove ristagna il rimosso che ignoro. Le mie parole escono deformi nel frastuono del risveglio nelle prime ore utili per essere qualcosa di diverso. Ma piano ci si ritrova assemblati come sempre sorprendendoci ogni volta per questo corpo che porta in se stranezze evolutive o adattive, dipende dalla teoria di riferimento. Consiglio a volte nella pratica clinica di familiarizzare con se seguendo il filo dell’aria che entra e esce in quanto è una cosa certa nel tempo, così con questa consapevolezza apprezzare ciò che man mano si sente nella scoperta.