Tornano le parole che perse nel vuoto per tanto tempo, ora di nuovo a casa, si consumano nelle vecchie credenze dove la polvere si è depositata per sempre. Mi incammino sulla via che al solito non mostra incertezze verso la meta che attende come al solito l’inizio della giornata. È così che appare lo sfondo di ognuno nella propria destinazione per una funzione che sembra avere un senso anche per gli altri. Archiviati i consensi si può continuare a scavare la trincea che ci separa dal mare dei “si dice”e restare orfani dei giudizi altrui. Ho scoperto nella frenesia di nascondermi che di fatto siamo già trasparenti ad i più: “Siamo solo cartoline con attribuzioni di senso altrui nel marasma emotivo della gente in passaggio costante da un luogo all’altro”.
Guardo il giorno come molte altre volte ma non riesco a percepirne la continuità, sembra tutto nuovo come un eterno inizio. Da dentro il corpo si agitano maree che tenute coese dalla tenue membrana della pelle spostano l’umore verso l’estremo possibile. Ti cerco come sempre in modo discreto, a volte mi basta sentirti nei passi leggeri o nel suono di un sorriso per stare in pace. A volte ti seguo e resto dentro alla trama dei gesti fino a quando poi mi ritraggo nel perimetro della melanconia. Come marea è il darsi ed il ritrarsi sulla linea degli eventi, una onda che lentamente accarezza la vita che si dipana nelle consuetudini. Ci sono stelle che brillano più di altre catturando lo sguardo, appeso in alto…in un attimo di assenza dal peso della gravità. Un leggero soffio verso il cielo per un viaggio interstellare nei momenti in cui i sogni si mischiano con le cose. Sono attimi prima di chinarsi e riprendere dal selciato la ruvidità del peso e dello sforzo della rettitudine.
Appare difficile respirare quando la locomotiva sbaraglia spianando nel varco dell’ intimità ed il sole diventa bruno come un grido mal celato del Dio. Sono immagini che stuzzicano il sogno ad occhi aperti mentre non si vuole entrare in contatto con le cose ancorate al destino, dal senso che gli viene dato. Ho perlustrato la zona di combattimento per sanare dalle maldicenze il cortile di casa. Intorno il curioso incedere della mondanità che cerca di appropriarsi dei pensieri altrui in modo da mescolare le idee in una salmodia di suoni cantati nel folklore popolare.
I libri letti e non letti giacciono intorno facendo da cornice ad una realtà che si muove sul piano rigido delle certezze. Il volere che il concreto sia effettivamente qualcosa su cui camminare e saltare è un vezzo indiscreto alla prova della fugacità del sogno. Il disordine sparso nella camera costituisce una attenzione per deviare verso una meta. Come al solito mi rigiro intorno agli oggetti della consuetudine che rispetto al sole proiettano l’ombra dove caparbiamente il mio sguardo resta impigliato. È nell’ombra che vedo le strane creature muoversi e solcare il mare dell’oscurità, come se i segreti siano il vento delle storie sussurrate. Storie di passate e future generazioni che si spingono oltre il caso umano fino alla totalità degli spiriti senza forme specifiche.
Nell’incavo narrativo un qualcosa di vero sembra prendere una forma da appiglio per una corda da arrampicata. Si sale agganciati formando una linea che cristallizza in memoria lasciandosi affascinare dalla bellezza del panorama delle cime. In questo incedere poco per volta il vero si riperde nella vastità e nella stanchezza dell’impresa. Il viaggio che sembrava certo ora nella vecchiaia appare vacuo ed il vero della verità solo un inciampo per la mente. Mi ritrovo con i pochi oggetti importanti rimasti a fare da compagnia ad una storia senza senso.