Ottobre 2023 (2)

Riguardo l’album fotografico al contrario ed il cielo come terra mi corrisponde meglio allo stato d’animo inquieto, un rosario, come smarrito, vicino alla finestra si perde in una triste occhiata, una preghiera riecheggia dal fondo di un ricordo, e per un attimo vedo ciò che sentono i mistici, quando il richiamo del mito si fa prepotente nell’animo altrui. Un po’ vorrei fuggire a questa condizione in cui la debolezza del corpo tende agguati continui alla stabilità dei pensieri, che ogni volta si spargano come piccioni spaventati dalla corsa dei bambini in una piazza di Venezia. L’acqua autunnale ha cominciato a martellare i tetti cambiando la musica alle strade, ed i colori ad i vestiti delle persone, ed in questo modo ha mutato la scenografia del presente. Sale da dentro la fiamma del camino e con essa i suoni del pianoforte in una intensa carica evocativa, per cui i personaggi appaiono alla scena, anche se, non chiamati. Si parlano intonando il richiamo antico dei mortali privi ancora della paura del nulla. I dialoghi sono solo battute per ridere dell’impaccio degli uni verso gli altri in una danza che ricorda il rito o la danza. Dico, a uno, che sono in casa mia, ma non sembra interessare, anzi risponde, che attorno a se rivede la prateria di quando poteva correre a perdifiato senza incontrare anima viva. In effetti nelle rievocazioni la temporalità si sovrappone o si sorpassano come in rincorsa intorno ad un tavolo rotondo quando spesso si cambia di posto. Dico ad un altro, se non è ora di lasciare la scena e spegnere la luce; ma mi risponde “picche”, riprendendo il discorso, da quando lui ed il padre macellavano bovini per chi poteva permettersi di mangiare carne. E ora pregavano tutte le sere per tutti gli animali morti inutilmente solo per essere trofeo in tavole inique. Questa è una serata strana in cui rintocca una luce portata sulle spalle da antenati venuti forse da altri mondi, ma della stessa sostanza nostra di quarzo e luce. Un leggero tremore percorre il corpo in contrasto con la fissità delle cose intorno levando dalle profondità dell’animo un senso dì perturbante solitudine. Penso a mia madre persa nei ricordi che mischiandosi hanno cambiato la tavolozza dell’identità, e penso a me sempre più inguaiato in una insofferenza per i pensieri di natura insicura e titubante verso le azioni concluse. Ora che le domande hanno completamente perso le risposte per cui alla stretta del discorso rimane solo la violenza per chiudere un discorso. Non sono violento per cui mi trovo a mal partito nell’arena e quindi cerco l’uscita se mai una porta esiste in questo anfiteatro.

Strattonato nella strada da passanti senza attenzione verso gli altri come se alla fine si potesse vivere da soli, dimentichi della dipendenza che abbiamo gli uni dagli altri. Smemorati cerchiamo l’oro dentro le tasche altrui non capando che forse è donandolo che si conquista un posto nella tranquilla terra della pace. Vivo in questa città da anni senza mai trovare la via di casa, solo alcune volte mi sembra di sentire un profumo nostalgico di luoghi già abitati, suoni di foglie cadute ci richiamano al ferro dell’impermanenza nello strato effimero del discorrere del più e del meno. Giro l’angolo ed il piccolo bar mostra l’insegna ammaccata come se una guerra fosse appena passata, fumatori per strada si scaldano guardando l’interno, portandosi in giro il tanfo della nicotina. Guardo il cantiere dell’autostrada che delinea nuove strade, nuove traiettorie e inesorabilmente cambierà la fisionomia del quartiere, per cui il senso di estraneità crescerà come le rughe lungo i volti in questa giornata che inizia. Un sacco pesantissimo pesa sulle spalle in una gara a reggere la posizione eretta, man mano che si scivola nella strettoia delle decisioni il chinarsi diventa evidente, ed il peso sovrasta la volontà. Difficile sfuggire al proprio corpo quando fa male ed intorno il pericolo incita la dissociazione. Una vita, un quartiere, una casa, e poi una stanza, dentro ad un pensiero che ha volte è formato da parole e a volte no. Sono forse io o l’altro quell’ombra che si aggira in spazi sempre più ristretti? Ma, non conosco più la trama che abbattendosi come un maglio delinea le nuove città, con le proprie periferie incombenti.

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