Dimenticanza (febbraio 1)

Per un facile riordino dei suppellettili, si procede ad una dimenticanza del quadro visivo, così che; niente più; è presenza imbarazzante o molesta. La signora in grigio, nelle giornate un po’ sghembe, adotta questo sistema per restare calma nel caos della realtà, quando gli oggetti diventano estranei alla propria usualitá, fino ad essere quasi minacciosi. Le giornate si portano dietro delle altre, senza una grande differenza…tenendo le imposte chiuse, così che la luce non sollecita più di tanto il cambiamento…è da parecchio che va avanti così, nella solitudine, ma a tutto ci si fa l’abitudine e oggi come ieri è giorno. Rimestare, spostare, girare, capovolgere cose inanimate, prive della luce che permette di vedere lo spirito muoversi. La signora in grigio nel girovagare per casa tasta suppellettili con animosità per riportare in auge i ricordi, uno sforzo quotidiano di ricapitolazione dopo lo scompiglio notturno dei sogni. Da fuori le mura i suoni arrivano accovacciati, alcune voci sono ricorrenti, quasi amichevoli si accostano a ricostruire il quadro dei colori affini, così che a metà mattina comincia a girare la consapevolezza dell’esserci e gli oggetti si ricompongono nel loro significato statico, dopo la danza fuori porta della fantasia, quando i pensieri scappano via dal corpo. È un tempo di violenza, che si insinua nelle parole prima che nel pugno, uno strazio lungo tutto il viale che porta al centro, nella vecchia città resistente ad i cambiamenti. Ma nuvole minacciose striminzite dalla siccità incombono sopra i tetti impolverati e scoloriti dal lento declino, è una città che si prepara al peggio mentre nel vestito nuovo pavoneggia modesta rinascita. La vecchia signora in grigio ascolta ancora la radio come una volta facevano i suoi genitori: lo schermo resta buio nella stanza; infatti mentre nel sottofondo le voci si rincorrono la vecchia signora in grigio può andare e venire nelle proprie immagini che si compongono innanzi mentre s’aggira dimentica di se. Pensando: “che malattia sia un termine sbagliato per lo stato di dimenticanza, ma sia più opportuno; Mutazione: verso una identità trasparente, che lascia passare come i fantasmi le baruffe del tempo, senza una direzione precisa tra passato e futuro, un relativo senso della concretezza che si ripete nei giorni uguale a se stessa”. Non sempre le cose vanno lisce, in certi momenti il corpo si ribella, e come un puledro imbizzarrito cerca con nervosismo di rimettere le cose come prima, ma senza trovare la porta d’accesso. In quei frangenti la vecchia signora in grigio rischia veramente di farsi male, la fragilità è una componente che la rabbia non tiene conto ed è per quello che rompersi può avvenire in un attimo. Ma…se poi tutto va bene…ritorna la calma, ed il fluire delle cose che si presentano innanzi sempre rinnovate…portano alla dimensione dello stupore che dá un po’ di stordimento soporifero in cui lasciarsi andare al navigare tra sogno e realtà. La temperatura in questo febbraio è bizzarra oscillando in modo ampio tra gelo e caldo, torcendo il corpo in una danza d’adattamento, fuori…nelle strade i ragazzi si inseguono senza rispetto, cercando nel fondo dello smartphone un dato di apprezzamento, uno sfondo su cui dipingere la propria identità, in un contesto di dura repressione dell’ intelligenza e della conoscenza. I vecchi al potere hanno paura del buon senso, così che alle nuove generazioni viene regalata in abbondanza la sicumera dell’idiota. La vecchia signora in grigio anche se smemorata non ha dimenticato la gentilezza, accarezza il gatto e gli parla con il tono in falsetto, dandogli forse per l’ennesima volta la pappa, è una relazione di sguardi in cui le parole non servono, bastano solo i sorrisi.

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