Trovare la strada sicura per comunicare è come cercare il terreno solido in una palude di sabbie mobili; questa situazione per un educatore è la normalità, quando si trova nell’ intreccio delle relazioni con i giovani. Ci sono luoghi in cui si racchiude disagio e cura per fare in modo che le cose restino circoscritte, ma come è possibile chiudere la rappresentazione del reale in funzione di una costruzione di ciò che dovrebbe essere la socialità! La tempesta è in arrivo, eppure già scompiglia il senso dei contrari rivoltando le cose, non accorgendoci che il parlare è mutato in un abbigliamento tra i tanti possibili, e per chi insegna non basta più conoscere le parole, ma serve ritrovare le origini dell’ ignoranza, quella brutta, sporca, e cattiva per dare senso ad un fallimento. Si ritorna al mito con una variante nella mutazione genetica: l’assenza di sentimenti e sensazioni polarizzate, ma uguali sia in un verso che dell’atro. Il mito come perenne gioco dove solo la morte:”come assenza”può concludere la partita; certo l’educatore si può sottrarre ma in questo caso verrebbe escluso dal game e quindi niente relazione. La Terra isolata dalla cosmologia si sta mutando in un campo da battaglia ed anche ì pensatori più nobili trasformano discorsi in fini, mete, processi. Una volontà di cambiare le cose o la fede che avvenga il cambiamento delle cose, così che anche il nobile discorso possieda il seme della guerra. Non si esce facilmente dal game in quanto ben congegnato dalla natura stessa del discorso, si può insegnare ad ignorare gli stimoli obbligati ed affrancarsi a più linguaggi non solo necessariamente quelli sintattici, ma provate a cogliere gli stimoli sensoriali senza nominarli in modo da non separare fonte e ricevente, così che, allargando la dimensione dello stare. L’educare è sempre stato figlio di un modello sociale, o progetto di società. L’invasivitá della comunicazione mediata dai strumenti tecnologici ha di fatto tagliato gli spazi silenziosi: isole deserte in cui costruire fantasiose creazioni individuali ed elaborare la propria libertà di essente. Il continuo frastuono ha addomesticato i popoli più esposti che sono anche i più consumatori di oggetti e energia, per cui i più dipendenti ed esposti al ricatto della perdita. Non basterà rinunciare agli oggetti per riconquistare la libertà, perché la conformazione delle produzioni dei beni hanno modellato il significato delle vecchie e delle nuove parole, per educarsi alla libertà sarà necessario rinunciare al linguaggio stesso ed al corpo che lo rappresenta.