Il potere

Qualche spicciolo prestato senza tanti ripensamenti, scivolo via nel paesaggio lunare di questa e molte altre notti a venire. Scalpitio dei passi che rincorrendosi creano un’eco come i suoni di una fuga a più voci che si eleva oltre il senso dell’oscurità. Ricordiamoci i momenti che dimenticati segnano il destino, oppure il punto di svolta, senza pregi sfarzosi, che come pietre grezze ritornano mai visti nel dolore delle cose rimpiante. Continuando a scrivere segno la nota che in rugiada riveste le mura del mio abitare, perdendoti ti ritrovo nel riflesso che da sempre riverbera lo spazio dove cammino. Da sotto, il piano concavo raccoglie ciò che volevo, ma che non riesco a dire, allora smuovo la coltre della rabbia che con poco si solleva impetuosa, causando frustrazione ed ulteriore incomprensione, imparerò un giorno la gentilezza verso chi amo, sperando che non sia troppo tardi. Oggi la cappa della melanconia è pesante nonostante il sole che rischiara ha sterminato le nuvole grigie, i sogni come cozze rimangono avvinghiati nella sfera della vista, rendendo confuso il solito percorso dell’abitudine. I segni delle unghie riportano allo sfregio nel tentativo di fuggire dai personaggi che incombono senza esistere, scorro le pagine della narrazione per spostarmi in un altro luogo e in un altro autore. C’è desolazione in questa aria pungente che viene incontro con caparbia arroganza, sono le voci della discordia che oggi per strada lanciano vernice sull’inviolabile, è una vecchia storia raccontata dalle madri che sentono il cambiamento e la perdita di un posto sicuro fino a qualche tempo addietro. I figli non sanno dove andare perché le case sono macerie e i colori sono diventati bruni…pochi scorgono il disegno completo della mutazione della carne in grida, forse alcuni poeti distinguono ancora le ossa ricoperte dal succo identitario della terra in zolla coltivata. Questa mattina il gelo mi è entrato dentro con una zampata fulminea, non mollando più la presa, mentre aspettavo il cambio gomme, mi ha incuriosito vedere occhi stranieri nei bar guardare oltre il vetro verso una città, che un po’ spaventa…ho sentito il dovere di pensare alle sorti delle persone sperse, quelle che a furia di girare hanno smarrito il senno della direzione, quelle che a furia di guardare ciò che non trovano, hanno occhi veramente grandi e vacui. Non serve con loro spiegare alcunché ma solo vicinanza e compagnia, qualche parola gentile, un sorriso e la voglia di camminare imitando il passo. Il potere è presente in ogni forma nella relazione ed è la cupidigia volontà di volere che qualcosa d’altro sia diverso da sé, il buon senso ci porta ad essere sempre in moto contrario dal potere, in parte per il fatto che è inutile stare dalla parte di una potenza già in atto, ciò si configura come codardia ed accondiscendenza. Dal potere la ragione ha il dovere di prendere la parte opposta in quanto misura dell’ umanizzazione dell’agire, il potere per il potere è solo una espressione della tirannia di chi vuole sopraffare la complessità della dialettica nella relazione. Il mondo si agita sul filo del funambolo in una giostra di composizione e scomposizione della dialettica in cui riconoscere il proprio status nella realtà dei fatti concreti. La solitudine delle voci del dissenso si spingono lungo i deserti lasciati vuoti dai religiosi che hanno occupato le città con le varie forme delle loro croci e impiccato la diversità. Sono moltitudine a spostarsi da un regno all’altro increspando la superficie dei continenti in variazioni sul tema della razza e della forma del corpo, come prigionieri di un sogno si evade continuamente da ciò che è presente in un afflato a mezz’aria.

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