Uomini e Donne

In assenza delle cose principali che compongono la visuale quotidiana il proscenio si sgretola lasciando in vista le ferite del tempo che non passano mai, in un eterno presente che rimane impallato nella cerchia del vissuto e rosica ogni fibra dei nervi esposti alle intemperie del gelo. Così accade al mattino con il risveglio mentre da fuori le auto sfrecciano anacronistiche come sono state un tempo le carrozze a cavallo, le forme della modernità in bozza stanno per maturare in una onda che o rinnoverà o cancellerà tutto, in modo da salvare lo sfibramento della quotidiana solitudine delle cositá come tale. Si sentono da lontano i cori dei popoli che intonando gli inni pop invadano piazze e strade nelle forme arabesche della modernità, uno strappo alla tela del mondo monocromatico votato alla violenza maschile, da sempre la poesia parlando con il sottosuolo emotivo è battistrada nell’ eruzione creativa collettiva. Mi sono visto per un attimo allo specchio e le varie età si sono sovrapposte ma distinte in un gioco cromatico che per un istante ha annullato la presa del tempo lasciandomi perso nell’eterna presenza, così al momento ho tagliato in strati concentrici la pelle ed appesa ad i fili del bucato ho aspettato che il sole venisse a ridarmi ciò che mi ha sottratto. Forse sono tempi difficili: ma quale generazione non ha detto la stessa cosa? Probabilmente è un bisogno avere un tempo difficile, così che si possa avere la possibilità di esprimere il meglio o il peggio di se, e tutto intorno il muoversi o il correre esprimono significati che poi non sono altro che le parole che ci diciamo, o che ascoltiamo nel canto popolare in modo che i nostri corpi possano danzare a scapito dell’immortalità in cui i regimi fasciano le membra ed inchiodano verità impossibili ad i muri del pianto. Intorno al cortile di casa si intravede l’erba che cresce ignara dei passanti e delle tante maledizioni che anticipano i passaggi, anche i cani annusano passando oltre verso altri atri o entrate custodite da cancelli e portoni. Si forma da dietro la lente la particolarità di quella fetta di mondo che racchiude in se già tutto quello che c’è da sapere, ma come la conoscenza arriva così sparisce ed in un attimo si brancola nell’oscurità ed il ciuffo d’erba viene strappato seminando la distruzione. Forse sono le donne che oggi ci possono salvare? Intorno alla barbarie di cui siamo fatti e riflettenti ognuno lo straniero che crede che sia l’altro, risuona per me l’ora di rimettermi nella giostra quotidiana portandomi appresso la pesantezza di questo autunno pieno di incognite e colori sul finire del giorno. Ritorno a casa sconfitto da un corpo che non ne vuole sapere di funzionare lasciandomi sperso in questa giornata che ha riportato la temperatura verso l’estivo ed io sotto il maglione non sento più nulla che mi collega alle cose. Provo con sforzo a ricordare gli anni in cui il pericolo era solo un sottofondo distante e mentre cammino nell’ora tutto mi spaventa e ritrovo nei lineamenti delle persone la possibile belva pronta ad emergere. Dicono che fuori da questo cerchio si muovono le forze stabilizzanti degli estremi in una forma danzata che incanta la totalità del cosmo e rende insignificante ogni presunzione umana; rispondo che da sempre quando il pericolo è grave ci si rivolge al demiurgo fuori dalla presenza del cerchio delle umane sorti, e: “se per una volta ci prendiamo la responsabilità sia delle soluzioni che dei disastri” in ogni caso mi trovo d’accordo con – Abdullah Öcalan che la libertà dei popoli non è libertà se non c’è parità tra donne e uomini.

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