Alla fine della notte

Alla fine della notte la prima parola da dire mentre ancora spaventati si scrolla le spalle dalla superstizione, è:”rinascere”, tutte le volte mentre dal buio ci si sposta sulla terra del giorno dove l’uomo ha deciso di vivere. Pantofole rintoccano verso un senso dell’abitudine mentre seguono i rumori del mattino, odori noti per ritrovarsi nel senso di se senza ombra di dubbio, la paura di risvegliarsi in qualcos’altro è un tremito fugace ma reale. Quindi nelle abitudini si svelano le conferme e tutto si rimette a posto, quasi un sorriso per un attimo mentre altri eseguono le stesse operazioni in confini diversi ma in fondo uguali. Al confine estremo si iniettano sogni nei corpi stremati dal logorio dei pensieri che circolano nel senso inverso della pace, ed è così che nella vecchiaia si mette in atto la guerra dove i giovani in maggioranza muoiono. C’è sempre una guerra o carneficina con distruzione di cose ed animali, non si fa caso al contadino che piange per le sue mucche colpite da un mortaio, è insignificante per lo spettatore che lo guarda da una siderale distanza, commentando come se fosse uno degli spettacoli possibili. Dentro a queste viscere della cultura europea strappate da cani inferociti si possono trovare le parole nascoste per comprendersi, parole significanti ancora non dette che possono smuovere la sensazione di pietà per avere percorso il sentiero della barbarie. Un amico lontano non guarda dietro di se mentre il fuoco brucia la sua casa, tira innanzi come un mulo verso un altrove e forse ricordando il mio posto mi corre incontro aspettandosi un sorriso. La logica di un incontro tra persone fatte di carne in cui il suono ed il borbottio e l’odore rendono reali gli istanti, in questo adesso non più scomponibile avviene la relazione che si sgancia dalle maglie del tempo e risuona la musica dei classici mentre intorno il mondo dorme.Questo fine mese ribolle come un braciere riportando la temperatura nel confine delle cose sfumate e per certi versi abbaglianti, i vortici dei colori si confondono nelle strade dove le auto si allontanano sempre da un punto, mentre un grumo del codice del pensiero rimane fermo sorpreso dall’avanzare del caldo. Sono tanti i segni che dipingono il senso cosmologico di maggio incarnando le antiche leggende, in cui fine e inizio combaciano nella storia del lignaggio padrone del fuoco fatuo del potere dei mortali. È verso il tramontare che il raccontare viene raccontato ad i novizi e l’inizio è sempre una descrizione della natura ispessita e grovigliata nel crescere caotico nella libertà di essere ciò che gli pare. Poi appare l’eroe senza nome che svelando il segreto getta nelle orde dei regolatori del tempo la natura spezzando il caos, ma ad ogni buona fine anche l’eroe si toglie dai coglioni, e resta il lignaggio ad ancorare le navi nei porti. Mentre si fa notte si ricompone il cerchio e stringendo un po’ i ranghi si aspetta l’alba cullandosi nei sogni che senza confini attraversano ognuno con tutto il resto annesso.

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