Mi ritrovo a ruminare in una linea discendente lasciando alle spalle propositi di gloria, è un sole opaco che mi sta d’innanzi perso nel cielo o nel chiarore indistinto che confonde i contorni. È un giorno come un altro nella platea del tempo mentre altri si destano in percorsi divergenti come lo scartare di lato di un gatto in apparenza senza un significato, mi accuccio nella tana mentre la buriana stride nelle vie e piazze della cittadina persa nella campagna. Con l’età la corsa sembra un lontano ricordo, per cui stare fermo non è l’ipotesi più nefasta, permanendo nella lentezza altri sensi si emancipano lanciando scorribande in luoghi inesplorati e riportando sensazioni che a volte fanno sanguinare le ferite antiche. Mi ricordo di te che te ne stavi in disparte paurosa mentre i tuoi occhi veramente enormi scrutavano dalla penombra un me bambino forse ancora in braghe corte, in quel luogo e enorme fatto da soffitti alti e odore di disinfettante, un fermo immagine lungo una vita in cui la direzione del vento ha imposto delle scelte e ora nella cuccia anziana ritrovo il vecchio sapore passato.