Beviamoci sopra

Torno perennemente a guardare dentro alla buriana dei pensieri contorti gridando un fanculo spiovente alle sagome tristi delle persone protese verso il macello dello spirito. È una gabbia l’ideologia immanente del materiale come pragmatica assoluta dell’esistere, scacciati dal mondo i sogni e le aperture fantastiche sulle cose invisibili che oltre i nostri occhi permangono nel silenzio abbellendo i mondi possibili senza il mortale. Le ragazze dicono che dentro al muro si sentono voci lamentose che accennano ad olocausti antichi; sorridono non pensando alla verità ma sorridendo tra loro riprendono il raccontarsi dell’oggi. Si dice scoprendo le carte, ho vinto con la fortuna del principiante, mentre da fuori lo stupore si riprende un momento di falsa ammirazione per una partita truccata. È così che le verità si lascia dietro sterminati deserti di incomprensione per parole che di fondo comune hanno solo suono e niente più. L’invidia cieca di chi perde sorridendo per poi meditare la vendetta per le generazioni a venire, gridando fintamente: è solo un gioco si vince e si perde beviamoci sopra.

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