Il prima e il dopo, prima l’impavido scellerato dedito ad ogni esperienza pericolosa, nel cercare le giornate con un senso della fine labile, l’estremo per un corpo mortale e per un pensiero acerbo. Il poi è l’insinuarsi della morte come fine spaventevole, un ospite che una volta seduto in casa ha trasformato ogni cosa in un colore luttuoso. Un tradimento alla vita e alla festa delle proprie sensazioni, l’inquietante inquilino che si fa accorgere di se solo quando è ben piazzato. Vorrei ucciderlo in modo brutale strappandogli la carne, ma ancora sono consapevole che la carne sarebbe la mia.