I ricordi sì aggrumano attorno ad un pensiero fisso rendendo difficoltoso uscire per la strada di giorno nella fretta degli altri. Quindi tirando il tempo negli angoli bui si attarda l’evento restando immobili come nel gioco a “nascondino”. Per la strada cerco di non avere attacchi di panico mentre raggiungo la meta di tutti i giorni, inspiro e espiro cercando di eludere le parole che si formano non volute, sono i significati che colano attraverso l’immagine a darmi il tormento. Ossa rotte, cranio spappolato, condensa di sangue in qualche punto nascosto, in ogni caso sempre presagi di morte mi si inchiodano come spilli in una bacheca. In questo casino respiro, medito e cammino evocando il sorriso benevolo; non voglio soffrire ma trovare una mediazione con questa quotidianità verso l’incombenza della fine.