Ritornare sempre in dietro con fare goffo e cupo nella preposizione annunciata è mai sciolta nell’aria come suono, è questo strano atteggiamento, che a volte mi prende all’improvviso, lasciandomi disarmato di fronte al muoversi tra le cose. Ebete sto fermo a guardare il passaggio degli eventi rallentati dalla flessione del tempo come in una distorsione ottica in cui l’ondulazione intacca la fissità degli oggetti. Balbettio verso l’azione che non viene in soccorso, anzi il rossore del viso accende quel senso di nudità che so lo nei sogni si palesa come immagine cruda di vergogna. Ci sono dei termini che ci distinguono perché il suono della parola si adatta alle espressioni del volto e nel tempo scavano le rughe che per ognuno sono una caratteristica della diversità o individualità. Il discorso che si dipana nel balbettio del pensiero è un tentativo di superare la chiacchiera per giungere al cuore della sensazione che si riverbera nelle congiunzioni infinite con tutto ciò che è natura. I termini del discorso tra le molte componenti dello stesso io, sono a volte conflittuali, con scaramucce che accendono scie di discussioni in un giro ampio che poi torna su se stesso. Camminare contando i respiri permette di tacitare il brusio della pressione sociale sul dover essere qualcosa o dover fare qualcosa. Di traverso al mondo di superficie mi infilo nella cavità sotto il livello dell’attenzione per stare in compagnia di tutti quelli che umani e non stanno fermi baciati dal cielo che irrompe e passa via nella velocità in cui viaggia la Terra. Si rimane oziosi fermi nel silenzio che urla al di sopra delle teste chinate mentre le particelle schizzano via; un mantra leggero si fa eco sulla strada di casa mentre la solitudine si chiude la porta alle spalle.
Ritornare
Pubblicato da Mattioni Marchetti Terrablu
modalità di scrittura improvvisata cercando di seguire il flusso del pensare con l'istantaneità dello scrivere. Vedi tutti gli articoli di Mattioni Marchetti Terrablu