Il filo che tiene insieme i ricordi annodando la storia è menzognero, nasconde in modo barbino le scappatelle dalla linea retta verso scorribande in territori sconosciuti, per tornarsene poi come nulla fosse nel solco del tempo dritto. La relazione d’aiuto diventa divergente per natura interessandosi ad i paesaggi dell’altrove senza che nessuno degli interlocutori ne sia al corrente, gli strumenti diventano i sensi, come per i cani da tartufo. Avviene sempre inconsapevolmente il ritrovamento del tesoro restando ignoto in quanto il mistero resta risolto nel dominio del sentimento. Le parole per spiegarlo sarebbero parole sprecate, per cui ancora il silenzio nello stare in presenza è la migliore medicina. Questo per dire che come al solito il lavoro educativo non è un ricercare in superficie la descrizione delle evidenze della vista, ma una inconsapevole calata nel magma emozionale comune a tutti dove le interpretazioni non hanno un loro statuto d’essere.
Il filo
Pubblicato da Mattioni Marchetti Terrablu
modalità di scrittura improvvisata cercando di seguire il flusso del pensare con l'istantaneità dello scrivere. Vedi tutti gli articoli di Mattioni Marchetti Terrablu