L’amato

L’istinto pizzica dalla base del cervello solleticando reazioni mentre cerco un bar vuoto dove con calma prendere un caffè ed ascoltare le chiacchiere del barman. Posti strani di questo tipo sono semi nascosti nel quarto di via, leggermente in ombra rispetto ad altre vetrine più appariscenti, basta seguire la dove le increspature dell’intonaco si fanno evidenti nell’incuria degli anni. Bene, entrando si lascia un po’ la temporalità sospesa per andare incontro all’aroma e lasciarsi andare. Ritornando su i passi lasciati in sospeso dietro lo spigolo della via ho ritrovato un me stesso meno ansioso pronto a riprendersi il controllo per nuovi passi nel centro delle case. Quindi il trovare soluzioni è lo spirito del nostro tempo vissuto come un processo di concatenazioni che porta a degli scopi, la metafora del camminatore si addice al contesto, scivolando su un asfalto più o meno liscio si raggiunge la meta che delinea un nuovo oltrepassamento verso un altro traguardo. Non ci si abitua al sole di fine giornata, quando in un momento particolare rinvigorisce quasi a voler ripetere il mezzogiorno, ed un po’ ubriachi di stanchezza ci coglie di sorpresa rimescolando le carte di una partita che sembrava già finita. È in quell’attimo che gli occhi dell’amato brillano lasciando intravedere la trascendenza nell’ eterno.

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