Zucca vuota

Guardo una zucca vuota esposta nella vetrina dove passo in coda ogni giorno, una luce, un rispecchiamento e lo stampo rimane nella mente, qualche secondo per poi scivolare via verso l’oblio parziale nell’affastellamento di ogni cosa. Il ripetersi nella memoria di paesaggi comuni in cui il linguaggio intreccia i significati per poi proiettarli sull’orlo estremo della mente in quel caotico rimuginino che è la natura del tempo. Sono sempre in bilico nell’ oscillazione umorale fatta di credenze popolari e superficialità urbana, mi sento vittima di una morsa di luoghi comuni disseminati in ogni dove con abbondanza che restarne fuori è una impresa ardua.

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