Il fermento delle piazze, ha il sapore di un gregge, lasciato in balia da una assenza logica, nel codificare le mappe della disperazione. Si coglie l’imminenza del dramma ma il nemico resta invisibile, senza nome, quindi con qualsiasi epiteto può essere evocato. La banalità del male si ripresenta nei volti comuni delle persone che non sanno nulla del gioco del potere spicciolo, ma reagiscano a slogan semplificati dalla rabbia di non essere nulla dentro questo mondo dominato da impianti tecnici. Gridare per gridare, protestare per protestare, distoglie lo sguardo verse se stessi e la paura dell’invisibilità sociale.

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